Una svolta rivoluzionaria che potrebbe migliorare la vita di 48 milioni di persone. I recenti progressi della scienza plasmano un nuovo farmaco: Aducanumab. Che insegna al sistema immunitario a riconoscere le placche dannose.
Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza, tipica dell’età avanzata; è una sindrome neurodegenerativa che comporta una graduale perdita delle funzioni cognitive. I suoi sintomi caratteristici sono i deficit di memoria, i problemi di linguaggio, il disorientamento, la perdita della capacità di ragionamento e giudizio, la confusione e i cambiamenti di personalità. Dopo decenni di ricerca e attesa il nuovo farmaco sperimentale potrebbe garantire il rallentamento della progressione della malattia. Il farmaco, chiamato Aducanumab, è un anticorpo che insegnerebbe al corpo umano a riconoscere le placche dannose che, agendo, non lasciano possibilità di cura. Esso agisce riducendo la quantità di proteina amiloide (proteina anomala che depositandosi nei tessuti e negli organi di tutto il corpo causa malattie rare) nei tessuti cerebrali di persone affette dalla malattia. L’accumulo di questa proteina è infatti la causa chiave del morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno intuito che l’anticorpo potesse avere un ruolo protettivo perché i suoi livelli erano molto bassi in persone anziane colpite dall’Alzheimer, invece il farmaco iniettato in persone resistenti al declino cognitivo fu isolato.
Dopo un anno di sperimentazione, si sono ottenuti risultati positivi soprattutto da coloro che hanno ricevuto dosi maggiori del farmaco ottenendo una maggiore riduzione delle placche. Tutt’oggi il farmaco è in commercio negli Stati Uniti ed è molto probabile che a breve venga approvato l’utilizzo anche in Europa.
Nonostante gli ottimi risultati, è necessario rimanere cauti poiché non si tratta di una vera e propria cura, ma di un aiuto per contenere i sintomi. Il problema principale potrebbe provenire dall’eccessivo costo del farmaco una volta messo a disposizione. In alcuni casi, la scoperta di alcuni effetti collaterali, che potrebbero essere dannosi alla salute, hanno portato all’interruzione della cura sperimentale. Per questo motivo i medici sono cauti nel dichiarare vittoria ma sono consapevoli di aver acceso la speranza in molte case del mondo.

VITTORIA D’AMATO

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