E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Dante, Inferno, XXXIV, 139)

Finalmente. Dopo un anno. Torna il Dantedì! L’anno scorso il ministro Dario Franceschini ha curato l’istituzione di questa giornata. 25 marzo. Un giorno in cui si celebra il sommo poeta. In un periodo in cui un virus miete tante vittime noi ricordiamo il poeta che ha descritto il suo percorso tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. Va aggiunto che quest’anno ricorrono i settecento anni dalla sua morte.

Perché ricordarlo? Dante è pur sempre un poeta molto lontano nel tempo! Tra i ragazzi rimane sempre come icona del ragazzo non corrisposto in amore. Per fortuna Dante non è come viene descritto! Proprio questa pandemia ci dona il vero volto del poeta fiorentino. Tra distanziamento sociale ed lockdown ci siamo dimenticati il valore dell’amore. Dante trasferisce nei suoi scritti l’amore per la cultura e quella in sè, come sentimento. Il primo tipo di amore è personificato da Virgilio. Il suo grande compagno. Fino alle porte del Paradiso! I grandi classici ci elevano fino ad esser puri d’animo. È con Virgilio che lo comprendiamo. Questo raggiungimento ci tiene pronti per il grande amore. Beatrice. La celebre donzella fiorentina che lo accompagna a Dio, cioè all’amore assoluto ed incondizionato. Un sentimento cosmico. Un affetto che lega ognuno di noi al mondo. Dante così ci lega all’umanità. Questo nostro sentirci soli può esser risolto dalla lettura del nostro sommo poeta! Tentiamoci, ritagliamoci dieci minuti al giorno! Chissà se poi riusciremo realmente a riveder le stelle! Può esser che dopo capiremo che l’amor realmente “move il sole e l’altre stelle”.

Federico Proterra

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