Immaginiamo di tornare indietro al 1600 per intervistare il più grande scienziato di tutti i tempi: Galileo Galilei. Ci troviamo in Toscana nella villa residenziale di Galilei. Lo scienziato vive qui da qualche anno, dopo la sentenza di condanna all’isolamento del 1633. Esiliato tra queste quattro mura, lo scienziato si rivela disponibile a chiarire ogni tipo di dubbio, perplessità o curiosità.

Ci racconti qualcosa sul suo carattere da adolescente.
“Devo ammettere che il mio è stato un percorso di vita piuttosto difficile e articolato. Da ragazzo, mio padre voleva che studiassi medicina. Dopo alcuni anni, capii, però, che il mio interesse era rivolto a quella scienza esatta che tutto spiega: la matematica. Ero un ragazzo curioso. Mi piaceva osservare, analizzare la realtà e costruire strumenti. Non volevo imparare leggendo, ma imparare guardando. Odiavo con tutto me stesso quei soliti libri! Erano tutta retorica e pochi contenuti. L’unica cosa che io volevo realmente era guardare il mondo da vicino.”

Si può ritenere, ad oggi, soddisfatto della sua vita?
“A dire la verità sono tante le cose che vorrei cambiare, tuttavia ho sempre seguito il mio cuore nel fare ciò che amavo fare e credo di averlo fatto bene. Questo mi rende davvero soddisfatto, anche se penso che pochi apprezzino realmente il mio lavoro. Sono fortemente convinto che il mondo non era e non è ancora pronto oggi ad ascoltare e ad accettare ciò che io ho da dire. Gli uomini hanno bisogno di tempo per metabolizzare questi grandi cambiamenti. E intanto mi attaccano, mi accusano, distruggono il mio lavoro. Distruggendo me, e quello che faccio, sperano di poter cancellare quel loro senso di smarrimento di fronte a un mondo che cambia, che si evolve, che è sempre diverso ogni secondo che passa e non ha confini.”

Cosa si prova a combattere contro le convinzioni e le teorie degli antichi?
“Purtroppo ognuno di noi avverte una gran solitudine se ha la consapevolezza di camminare da solo e, soprattutto, controvento. Sapere di essere circondato da persone che non ti capiscono, che non apprezzano ciò che fai, piuttosto fanno di tutto per denigrarti, è un forte peso da portarsi sulle spalle.”

E’ consapevole di aver posto le basi per il progresso nel mondo?
“Rimaniamo umili! Sono dell’idea che una persona, da sola, non possa cambiare il mondo intero. Mi ritengo la prova evidente di questo. I miei successori hanno colto i miei insegnamenti e li hanno utilizzati in modo proficuo a loro volta, aiutandomi nella mia impresa. Questa è la cosa che mi rende più orgoglioso di me stesso, ovvero la consapevolezza di essere stato utile. La scienza stessa è utilità e praticità, e se nessuno la utilizza non raggiungerà mai lo scopo per cui è nata.”

Qual è l’opera di cui va più fiero?
“Sicuramente Il Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo. Penso sia l’opera più significativa per me e anche quella che ha richiesto un enorme impegno. Ho dovuto trovare il giusto modo di scrivere per esporre tutti i contenuti con obiettività, senza far trapelare quelli che realmente erano i miei pensieri. Nonostante il duro lavoro, però, è proprio a causa di quest’opera che sono stato condannato. Ma la mia strada non si interrompe qui. Sto già lavorando ad un’altra nuova opera: I Discorsi sopra due nuove scienze. Voglio informarmi sulla meccanica, studiare il movimento mi affascina particolarmente. E’ solo grazie a quello se il mondo si muove e di conseguenza la nostra vita va avanti”.

Sul processo cosa ci dice?
“Ho soltanto una parola per definirlo. Umiliante. Ho dovuto ritrattare ogni scoperta, ogni teoria, ogni piccola affermazione. Ho visto anni e anni di lavoro svanire davanti ai miei occhi, annullarsi in pochi istanti. Purtroppo non ho resistito alla vista di quegli strumenti di tortura. Sono forte della mia scienza, ma non abbastanza da subire una morte così atroce. Questo è stato forse il mio più grande limite. Ma sono certo di aver lottato abbastanza. Un giorno le persone si accorgeranno che ho ragione, chissà forse un giorno molto lontano. Ma non importa. In qualsiasi momento, sarà allora che potrò dire di aver vinto la mia battaglia. Nonostante tutto non rinnegherò mai le mie teorie. Eppur si muove, ed è impossibile negarlo.”

BENEDETTA EDMONDO

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