La Generazione Zeta, e non solo, ama Ariete. Nome d’arte di Arianna Del Giaccio, cantautrice di Anzio, nata nel 2002, che negli ultimi mesi si è fatta conoscere dal pubblico grazie ad uno stile unico. E che oggi debutta nel panorama musicale con “Specchio”. Sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali e contiene undici tracce già anticipate dai singoli “L” e “Club”. Dopo il successo dei due EP del 2020 “Spazio” e “18 anni”, Ariete è ormai una giovane voce di riferimento. Con oltre 37 milioni di stream nel brano “L’ultima notte”, certificato platino. «Ho chiamato questo disco ‘Specchio’ sia per ricordarmi tra cinque anni come sono oggi e che ho avuto il coraggio di guardarmi allo specchio e sia per le persone che da sempre mi dicono che si rivedono nei miei testi. È un disco che consiglio a tutti: alle persone di un’età più avanzata per capire che a volte non siamo noi il problema e agli adolescenti per ritrovarsi anche nel mio mondo e condividere le nostre idee», racconta. “Specchio” è un disco in cui emerge un atteggiamento più consapevole e maturo dell’artista. Con semplicità, schiettezza e sincerità fa sentire capiti chi ascolta. Ariete, con il suo “bedroom pop”, ovvero il pop da camera da letto, riesce da sempre a creare dimensioni profonde che vanno a toccare le corde più segrete e intime dell’anima. Frequenti sono le immagini simboliche che caratterizzano il suo stile. Dal desiderio di fare un tuffo nel passato per fermare il tempo riportando alla mente istanti di vita passata, alla fragilità dell’anima tormentata dalle dolorose delusioni sentimentali. Ha inziato componendo solo in camera sua. Anche il suo primo Ep è stato registrato in camera con le cuffie del telefono e il suo cellulare. In piena pandemia. La sua etichetta discografica non poteva inviarle niente perché era il momento in cui i corrieri potevano inviare solo beni primari. Le canzoni trattano spesso temi riguardanti l’amore. «Utilizzo la musica come via più facile d’espressione, in realtà non sono il tipo di persona che si lascia e la prima cosa che fa è scrivere una canzone», dice ancora. «Spesso scrivo canzoni anche due anni dopo, non perché non l’abbia superata, ma perché riesco a prendere in maniera oggettiva una storia che mi ha fatto male e quando sto bene riesco a parlarne senza problemi e a tirarne fuori una storia. Penso di essere cresciuta anche con questa pandemia. Mi sento cambiata come persona, musicalmente si vede e questo disco secondo me è un passo avanti»: conclude Ariete.
GIULIA CAPORRELLA

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