Nino Melloni, brillante progettista meccanico, passato dal progettare apparecchiature di telecomunicazione a satelliti, spiega nell’intervista che ha rilasciato le responsabilità e i processi che si nascondono dietro queste complesse apparecchiature.
Per quale azienda lavora?
“Attualmente lavoro nella Leonardo S.p.A. Nel 2001 sono stato assunto dalla allora Telit S.p.A., confluita a seguito di fusioni nel gruppo Leonardo.”
Bisogna essere ingegneri per arrivare a progettare satelliti?
“Non è necessario essere ingegnere, io stesso sono un perito meccanico, come anche la maggior parte delle persone nell’ambito della progettazione meccanica; gli ingegneri sono indispensabili nel ruolo di approvatori, senza i quali nessun progetto può essere mandato in produzione.”
Quali sono le competenze e le capacità che deve avere un buon progettista meccanico?
“Le principali caratteristiche che un progettista deve avere, secondo me, sono il riuscire ad ipotizzare le condizioni peggiori in cui un oggetto possa essere usato, trovando anche la soluzione ai problemi che potrebbero sorgere in condizioni d’utilizzo avverse, saper trovare il modo più economico per produrre i pezzi, prevenire gli errori ed imparare da loro e, dulcis in fundo, saper lavorare in team.”
E’ molto difficile progettare oggetti da mandare nello spazio?
“È un lavoro molto complesso. Infatti, le condizioni di utilizzo delle apparecchiature si possono considerare realmente estreme: bassa densità di particelle (“vuoto”), temperature estremamente variabili (il gradiente termico, ovvero la differenza di temperatura tra le varie zone, è davvero molto elevato). Altri fattori che complicano notevolmente il processo di progettazione di queste macro-apparecchiature sono le basse tolleranze, pochi micron, e i limitati tipi di lavorazioni effettuabili per produrre il pezzo (tutti i pezzi devono essere ricavati dal pieno, non ci possono essere saldature, a causa delle particelle che si potrebbero staccare dalle superfici…). Per questi motivi tutti gli apparati vengono provati a terra in modo da simulare sia le condizioni di temperatura e pressione dello spazio, sia tutte le sollecitazioni che subirà nelle fasi di partenza del vettore, in modo da ridurre al minimo qualsiasi tipo di problema, considerando anche che ogni singolo satellite costa diversi milioni di euro.”
Qual è stato l’oggetto più difficile da progettare?
“In generale i pezzi che mi vengono affidati da progettare non sono mai semplici, ma il più complesso è stata l’attrezzatura per la calibrazione dei detector dei due canali ottici del satellite 3MI, un radiometro, che misura le radiazioni elettromagnetiche, dedicato allo studio della composizione chimica dell’atmosfera sviluppato dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea); un’altra parte del mio lavoro consiste nel fare, partendo dai progetti 3D delle apparecchiature, i render (immagini sviluppate al computer che hanno lo scopo di mostrare come sarà l’oggetto finito).”
Qual è il suo segreto?
“Il mio “segreto” è che non smetto mai di studiare nuove cose, che possano essermi utili mentre lavoro.”
Alessandro Melloni