In questi giorni stiamo assistendo alla crisi tra Russia e Ucraina, sfociata in un’invasione da parte delle truppe di Mosca. Il presidente Putin ha dato l’ordine di invasione all’alba di giovedì 24 Febbraio, dopo aver stabilito l’ingresso delle truppe nelle regioni di Donbass il 21 Febbraio. L’Ucraina è considerata strategica per la Russia: vedono la capitale Kiev come il cuore storico della Russia medievale. Considera l’Ucraina come parte naturale della sua sfera di influenza. In questo Stato, con capitale Kiev, si parla ucraino, che è leggermente diverso dal russo, ma molti ucraini sono di madrelingua russa, nati quando il Paese faceva parte dell’Unione Sovietica. Dunque prima di ottenere l’indipendenza, raggiunta solo nel 1991. L’attuale crisi nasce nel 2014 quando a Kiev venne rimpiazzato il presidente filorusso Viktor Yanukovych con uno più aperto all’occidente, Petro Poroshenko, vincitore alle elezioni. Con l’adesione di molte ex repubbliche sovietiche all’Unione Europea e alla Nato, Mosca teme che l’Ucraina possa segnare la fine dell’influenza russa nell’area. Quindi tutto questo ci fa capire che alla base di tutto ciò le motivazione sono principalmente riguardanti la politica.
Di tutta questa storia però non si parla delle povere persone che hanno dovuto abbandonare la loro casa, le loro vite e il loro Paese. Eppure sono loro le vere vittime, come dimostra la lettera scritta da Daryna, una bambina di 11 anni di Kiev. Suo padre è un diplomatico e la mamma è un’avvocatessa, fondatrice della Ukranian’s Women Guard. Le sue parole raccontano perfettamente la tragedia che sta vivendo.

“ Ciao, il mio nome è Daryna Biletska, ho 11 anni e sono una bambina di Kiev. Ieri, 24 febbraio 2022, mia mamma mi ha svegliato alle 05:55 della mattina e mi ha detto: «Hanno iniziato a bombardare». Ho sentito le sirene. Ho fatto tutto quello che mi hanno insegnato a scuola e a casa. Sono andata a prendere nell’armadio il mio zaino salvavita – il papà lo chiama così – e l’ho messo vicino alla porta. L’ho preparato qualche settimana fa, ma non pensavo di usarlo veramente. Dentro ci sono bende, disinfettanti, cerotti e delle cose da mangiare. C’è anche l’acqua.
Mi ha scritto la mia migliore amica, lei ha paura delle bombe, io non tanto, per ora sono riuscita a stare calma. Da casa nostra anche stanotte abbiamo sentito delle esplosioni fortissime, adesso è un po’ che non sento niente. Non le avevo mai sentite prima. Siamo andati in un rifugio sotterraneo, era pieno di persone, ma poi siamo tornati nel nostro appartamento. Io e la mia amica ci sentiamo sempre su Whatsapp, a volte la connessione non va bene. Cerco di rassicurarla, le dico che vinceremo. Ho chiesto a mia mamma se c’è un fucile o una pistola che posso usare in caso fosse necessario, ma lei dice che non sono cose da piccoli. Io non mi sento piccola. Fino a due giorni fa andavo a scuola, sapevo che Putin ci voleva invadere ma mi sembrava una cosa non vera. Ho continuato a fare le cose normali ma adesso ho un po’ paura che cambi tutto. Quando riapriranno le scuole? Quando vedrò i miei amici?”.

SAMIRA DEL CIOTTO

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