Le università pubbliche hanno diritto di rifiutare iscrizioni e a selezionale la popolazione studentesca in entrare in un Paese dove la Costituzione sancisce il diritto allo studio?

Qualche anno fa, i ragazzi respinti ai test per medicina e odontoiatria hanno fatto ricorso contro lo Stato italiano, ma la Corte Europea si è espressa sostenendo che no, il numero chiuso non viola il diritto allo studio.

La questione è molto dibattuta per molti aspetti: il numero chiuso contribuisce alla mancanza di mobilità sociale che da sempre è presente in Italia; infatti, per preparare i test d’ingresso servono corsi preparatori e, quindi, gli studenti più agiati sono avvantaggiati.

Ma in realtà in Italia ci si laurea poco in confronto agli altri Paesi europei, non solo per il numero chiuso, ma per tanti motivi.

Degli italiani che si iscrivono a un ateneo, circa il 60% ne esce con un diploma universitario: questo è un record negativo. Negli altri Paesi le percentuali sono molto più alte; quindi, in realtà la parte difficile non è solo entrare nell’università, ma anche riuscirsi a laureare.

Molti dei ragazzi che riescono a laurearsi sono figli di laureati, ma non solo perché i test d’ingresso sono ostici, ma soprattutto perché le disponibilità economiche sono più alte nelle famiglie dove ci sono laureati.

Rimane pero la questione che non ha senso sbarrare l’ingresso all’università dove i laureati sono già pochi.

L’ingresso all’università dovrebbe essere concesso a tutti, forse è un’utopia, in quanto le università non sono in grado di accogliere tutti; rimane la questione che sembra una grande ingiustizia.

Riportiamo di seguito l’intervista a due studenti.

Antonio, iscritto al secondo anno della Facoltà di Medicina di Chieti, e Fabio, iscritto al primo anno alla Facoltà di Ingegneria a Milano.

Domanda: voi cosa ne pensate del numero chiuso?

Antonio: Io sono riuscito ad entrare, ma ho odiato la procedura, perché mi ha tenuto con il futuro in sospeso, in quanto ho fatto l’esame di ammissione a settembre e ho ricevuto i risultati a ottobre. A quel punto, nel caso non l’avessi passato, come purtroppo è capitato ad alcuni amici, non avrei saputo cosa fare e probabilmente avrei perso un anno.

Fabio: IO ritengo il numero chiuso una situazione inevitabile, perché, nonostante il numero chiuso, in facoltà ci sono diversi studenti che non hanno grandi motivazioni; in più, i corsi sono affollati e c’è spesso difficoltà nell’organizzazione. L’università non è per tutti, ma solo per chi ha davvero voglia di studiare e voglia contare su una valida preparazione.

SARA DI GIANNANTONIO

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