E’ una delle più grandi stiliste del Novecento. Gabrielle Bonheur Chanel, meglio nota come Coco Chanel, è nata nell’agosto del 1883 nel villaggio francese di Saumur da una famiglia di umili origini. A stravolgere radicalmente la sua vita fu il tragico lutto di sua madre all’età di dodici anni che la rese la donna forte e determinata, capace di rivoluzionare il concetto di femminilità .
G: «Mrs. Chanel come ha capito che la moda era la sua passione, la strada giusta da intraprendere per il suo futuro?”
C: “Come ben sapete, mia madre morì quando io e i miei fratelli eravamo solo dei bambini. Mio padre, per ragioni economiche, non aveva la possibilità di prendersi cura di noi, quindi sia io che le mie due sorelle fummo accolte dalla congregazione di suore del Sacro Cuore nell’orfanotrofio di Aubazine. Io avevo appena dodici anni e fu un duro colpo per noi. Dovevamo farci forza a vicenda e non avevamo alcuno sfogo, fino a quando non scoprii la bellissima arte del cucito. La mia passione per la moda nacque proprio dentro quelle quattro mura, quando cercavo di trasformare delle semplici stoffe monacali in vestitini per le mie bamboline. All’età di diciotto anni lasciai l’orfanotrofio e fui ammessa nel collegio di Notre Dame. Qui appresi tutte le tecniche del cucito e grazie a queste riuscii a trovare il mio primo impiego come commessa presso il negozio di stoffe di Moulins.”.
S: “Quando e come nacque il nome Coco?”
C: “Il nome Coco risale al lontano 1901. Lavoravo in un caffè-concerto con mia sorella Antoinette. Entrambe eravamo innamorate della canzone “Qui qu’a vu Coco?” e da qui questo soprannome iniziò a far parte di me”
S: “Sappiamo anche che in quel periodo incontrò una persona che cambiò radicalmente la sua vita”
C: “Avevo ventiquattro anni quando incontrai Balsan. Era un uomo molto influente all’interno della società ed era l’erede di una famiglia di imprenditori tessili. Nel giro di poco, diventammo così intimi da divenire amanti. Il nostro rapporto si fece così intenso che ben presto mi trasferii presso la sua tenuta. La nostra relazione procedeva magnificamente e c’era forte sintonia tra noi, tanto da assecondarci a vicenda nelle scelte”
G:”Quindi è grazie al suo legame con Balsan che lei iniziò a frequentare l’alta società, giusto?”
C:”Possiamo dire di sì. Mi resi conto di quante preoccupazioni ci si possa liberare, quando si decide non di essere qualcosa bensì qualcuno. Iniziai a frequentare i suoi salotti e le sue conoscenze. Tutte le sue amicizie femminili non facevano altro che chiedere dei miei meravigliosi cappelli, senza sapere che dietro questi accessori vi erano ore e ore di notti in bianco, passate a disegnare i modelli e a realizzarli sulla base dei cappelli di Balsan. In questo modo formai la mia prima cerchia di clienti”
S:”Secondo lei perché piacevano molto i suoi cappelli?”
C:”Li disegnavo con uno stile completamente diverso da quello che andava di moda in quel periodo, non creavo cappelli impossibili da indossare, né troppo “pomposi” né con piume enormi. Erano “semplici” cappellini di paglia, decorati talvolta da piccoli fiori in raso o singole piume. Il mio intento era quello di esaltare la figura di donna dinamica e senza etichette, e per questo aprii il mio primo negozio a Deauville nel 1913.”
G:”Ci parli un po’ di Chanel N°5, come mai questo nome fuori dagli schemi?”
C: “Quella fragranza era del tutto innovativa sia per il nome, che per l’essenzialità del flacone. Trovavo davvero molto ridicoli i nomi utilizzati per gli altri profumi, così banali e prevedibili. Infatti, consultato Ernest, caro amico e responsabile della scelta di tutte le fragranze della linea Chanel, decisi di chiamarlo con il numero che corrispondeva alla quinta proposta olfattiva che mi aveva fatto. Per me un profumo femminile non deve odorare di rosa ma di donna.”
S: “A distanza di circa trent’anni Marilyn Monroe comparve su una rivista con una boccetta di Chanel n5 dichiarando di non riuscire ad andare a letto senza una goccia di profumo”
C: “Mi stupii nel leggere quell’articolo. Adoro Marilyn e mi colpì molto una frase della sua intervista che ho ancora ben in mente: Per andare a letto indosso solo Chanel n°5. Ben 31 anni dopo il debutto, una delle attrici più amate di sempre aveva parlato del mio profumo. Come ho sempre detto: la felicità non è altro che il profumo del nostro animo e lei aveva incarnato perfettamente l’essenza del mio profumo. ”
G:”Secondo lei perché il suo tailleur ebbe tanto successo?”
C:”Il mio intento era quello di creare una “uniforme” perfetta per la donna, mirando sia sulla comodità che sulla femminilità. Era stato disegnato in modo che evidenziasse la prospettiva di una linea più aderente ma che al contempo non sottolineasse il punto vita. Scelsi di utilizzare un gran numero di stoffe, ma la versione più apprezzata era quella che privilegiava l’accostamento di una camicia bianca al tailleur lavorato in maglia, tweed, seta o velluto. Il modello che passò alla storia fu quello in tweed, tessuto morbido e comodo a trame larghe. Il tailleur in tweed era costituito da tre pezzi: giacca, gonna lunga fino al ginocchio e una camicia e sapevo in qualche modo che sarebbe diventato il mio cavallo di battaglia dopo un periodo di depressione. Capii di dover dare il massimo e che la forza si ottiene con i fallimenti, non con i propri successi.”
S:”Ci parli della sua prima boutique e ci racconti qualcosa di questa esperienza”
C:”Aprii la mia prima boutique nel 1910, nel centro di Parigi, a due passi da Place Vendome e rue Faubourg Saint-Honoré nel cuore di un quartiere della città molto alla moda. Avevo 27 anni, ero giovane e ambiziosa ma credevo moltissimo nelle mie capacità, volevo combattere per l’emancipazione femminile”
G:”La sua vita amorosa ha influenzato drasticamente la sua carriera, ma oltre a Balsan, ha avuto altre storie d’amore particolarmente importanti?”
C:”Ho avuto diverse storie d’amore, ma quella più importante non fu quella con Balsan, bensì quella con Boy Capel, che incontrai proprio grazie a Balsan. Boy mi incoraggiò molto e finanziò anche il mio lavoro perché credeva in me e in quello che facevo, ma purtroppo non ci sposammo mai a causa del divario sociale tra noi due. Io e lui eravamo innamorati nonostante lui fosse vincolato da un matrimonio, così davanti alla scelta tra l’amore della mia vita o il lavoro, scelsi inconsapevolmente il lavoro. C’è un momento per lavorare, e uno per amare. Il che non lascia altro tempo a disposizione”
S:”Come ultima cosa, vuole dare dei consigli alle giovani donne che vogliono entrare nel mondo della moda?”
C:”Alle ragazze vorrei dire solo di credere in se stesse e non arrendersi mai davanti ad una sconfitta perché se si ha davvero un sogno bisogna lottare affinché questo si avveri. Lottate, combattete con le unghie e con i denti per raggiungere i vostri obiettivi. Non lasciate che qualcuno vi fermi, per nessuna ragione al mondo. Coltivate le vostre passioni e andate dritte per la vostra strada, ma soprattutto non guardatevi mai indietro. Siate forti e determinate, non dimostratevi mai deboli agli occhi degli altri, perseverate e vedrete che otterrete dei risultati. Credete in voi stesse, siate creative, uscite dagli schemi, fate qualcosa di innovativo e non preoccupatevi del giudizio altrui e ricordate: la moda passa, lo stile resta.”

Greta Primavera e Samira Del Ciotto

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