di GRETA PRIMAVERA
Paola: è questo in nome della donna che è dovuta scappare in Svizzera per avere il diritto di morire. Dopo anni di sofferenza a causa del Parkinson, ha trovato pace all’età di 89 anni, grazie all’aiuto dell’associazione Luca Coscioni e alla campagna Eutanasia legale. Sono stati inutili i suoi tentativi di ottenere il diritto di porre fine alla sofferenza di una malattia irreversibile nella sua casetta di Bologna. E’ dovuta andare in Svizzera. Questo perché nel 2019 la Corte costituzionale ha approvato la legge che consente di ottenere il suicidio assistito solo a coloro che posseggono due requisiti: avere una patologia irreversibile che causa sofferenza fisica e psicologica intollerabile e che sia un farmaco a tenerle in vita. Solo in quel caso il suicidio assistito viene concordato. Paola, però, non possedeva il secondo dei due requisiti e ciò aveva reso inaccettabile la sua richiesta. Ma ora che ha ottenuto la sua vittoria, coloro che l’hanno aiutata rischiano dai 5 ai 12 anni di carcere. Eppure si dichiarano pronti ad andare in caserma ad autodenunciarsi.

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