Coronavirus in China. Novel coronavirus (2019-nCoV), people in white medical face mask. Concept of coronavirus quarantine vector illustration pattern.

E’ STATO COME UNO TSUNAMI. L’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus Covid-19 ha stravolto la vita e le attività quotidiane di tutti i cittadini italiani e non. Proprio pochi giorni fa, l’avvento improvviso in Italia di questa malattia contagiosa e purtroppo letale per alcuni ha compiuto esattamente un anno. Un anno pieno di sacrifici e, per coloro che ne hanno vissuto sulla pelle gli effetti, soprattutto di dolore. Fortunatamente, almeno sulla carta, io e la mia famiglia non siamo stati attaccati dall’infezione virale e non abbiamo avuto particolari ripercussioni in ambito economico e affettivo, ma ciò non vuol dire che l’argomento non ci riguardi. Ancora oggi, a volte, mi chiedo come io sia riuscito a sopportare ben tre mesi di quarantena forzata (marzo-maggio 2020), un arco di tempo che, se vissuto in prima persona, può risultare davvero eccessivo e quasi infinito. In questo preciso periodo tutte le abitudini e i ritmi di ciascun italiano sono state capovolte inaspettatamente, senza alcun preavviso. Per quanto riguarda la mia vita, posso ammettere tranquillamente che il mio carattere e la mia persona in sè non sono state influenzate in modo notevole, ma non posso dire la stessa cosa se il discorso si concentra, appunto, sulle mie attività. Prima della pandemia avevo una vita molto movimentata, colma di impegni e con poco tempo libero a disposizione, tra il calcio, che ha sempre occupato molto tempo nei miei pomeriggi, e gli impegni scolastici. Le conseguenze del cosiddetto “lockdown” (chiusura totale di tutte le attività quarantena), però, non si sono fatte vive tardi. Già dopo i primi giorni con ritmi insoliti, la vita aveva preso una strana piega e perso quell’intensità e quella vivacità a cui ero abituato in inverno e tutto sembrava scorrere a rallentatore; se prima trascorrevo giornate a colori, tutt’oggi esse sono in bianco e nero. Nessuno potrebbe ammettere di essere tornato alla normalità per un singolo momento, neanche in tempi estivi, quando il virus sembrava essersi indebolito, ma in realtà stava semplicemente ricaricando le energie per la successiva ondata di contagi. E così arriva l’autunno, che ci riporta la nostalgia che avevamo provato nei primi mesi, i quali si sono rivelati per me noiosissimi e fortemente apatici. Oggi, avendo già avuto un’esperienza diretta col virus, la situazione e il contesto generale sono cambiati. Tra varianti nuove della malattia e diverse disposizioni del governo e ministeriali, ci ritroviamo tutti catapultati in una situazione altalenante che oscilla fra zone rosse (scuole chiuse e permesso di uscire di casa solo per comprovate esigenze o necessità) e zone arancioni/gialle (maggiore libertà di uscire e per strada). Tutta questa tempesta, che si è presentata come un fulmine a ciel sereno, mi ha fatto capire il vero significato della normalità e di quanto sia importante capire che nulla sia mai scontato e che la certezza può essere facilmente smascherata.

DANIELE CAVUTO

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