di GIADA MORETTA
Ritrovarsi all’improvviso in una stanza che non si è mai vista prima. In una vasca da bagno. Scoprire di essere incatenati a dei tubi. Vedere strani oggetti, videocassette, un altro uomo e per finire, al centro della stanza, un cadavere. In questo ambiente si ritrovano i due protagonisti di “Saw I – L’enigmista”, capolavoro cinematografico diretto da James Wan.
Ormai nei cinema e in streaming online da vent’anni, dall’Ottobre del 2004, “Saw” potrebbe sembrare un film horror/thriller un po’ datato. Eppure è l’esatto opposto. Perché guardarlo? I temi che emergono, anche solo guardando il primo film di una lunga saga che continua persino quest’anno, sono estremamente attuali e offrono molteplici spunti di riflessione. In soli 100 minuti seguiamo le vicende delle prime vittime dell’enigmista, la cui identità resta sconosciuta fino a pochi minuti dal termine del film. Assistiamo a numerosi flashback, non detti e colpi di scena che vedono protagonisti Adam Faulkner, giovane fotografo solitario, ed il medico-padre di famiglia, Lawrence Gordon. I due si trovano subito in sintonia. Del resto, si ritrovano nella stessa identica situazione. Ben presto la loro amicizia viene messa in discussione quando subentrano i familiari e soprattutto il dolore. La paura di morire. Conviene uccidere l’altro per salvare se stessi, oppure non uccidere e rischiare di morire per mano di altri? Sin da subito noi spettatori ci immedesimiamo nei loro personaggi. Cosa avremmo fatto in tale situazione? Disperazione, ansia, paura e voglia di ritornare alla normalità. Come hanno fatto a ritrovarsi lì? E soprattutto, perché proprio loro? Sono tante le domande che ci poniamo durante la visione di questo capolavoro. Restiamo attaccati allo schermo e vediamo come i due riescano a trovare i primi indizi, a ricordarsi i giorni precedenti, fino ad arrivare all’ascolto delle celeberrime videocassette che l’enigmista pone vicino alle sue vittime per spiegare le regole del suo “gioco”. Pensiamo a giochi semplici, ingenui e veloci. Eppure non è così. Giocare con l’enigmista significa giocare con in mano la propria vita. Se non si è in grado di trovare una soluzione rapida ai suoi svariati enigmi, la tua vita giunge al termine. E questa fine non sarà certo tranquilla. Spesso Saw (l’enigmista, in inglese) elabora diversi macchinari di tortura dell’ultimo livello. Non conviene di certo sfidarlo. E’ certamente un serial killer diverso dagli altri. Egli non uccide di persona, bensì ti costringe a scegliere tra la vita e la morte. Per questo motivo la sua identità resterà a lungo sconosciuta. E’ interessante sottolineare il perché delle sue trappole. Perchè non uccidere e passare alla prossima vittima, invece che elaborare questi indovinelli che portano uomini e donne a lottare per la propria vita, in preda al panico, con pochissimi minuti a disposizione? La ragione, per l’enigmista, è semplicissima. Il suo obiettivo è quello di far in modo che tutti apprezzino il dono della vita. Bisogna vivere consapevoli del fatto di essere vivi e di essere individui che ogni giorno affrontano diverse sfide. Perché non raggiungere questo obiettivo in altri modi? Solo Saw conosce la risposta. Solamente lui è in grado di cogliere un senso ai suoi giochi malsani. Perché Saw non ha più tempo a disposizione, a differenza nostra.