Battiato: “Una ragazza di quindici anni mi aveva scritto dicendo che non le fregava niente di quello che dicevo, che comunque le piaceva da pazzi. Per me questo è il massimo”. Dobbiamo ammettere che non è stato facile trovarlo: lui cantava “e ti vengo a cercare, con la scusa di doverti parlare” ed è più o meno con lo stesso impegno che noi siamo andati a cercarlo, per poterci parlare, nella sua casa a Milo, in Sicilia. Parliamo di Franco Battiato, all’anagrafe Francesco, cantautore con più di 50 anni di carriera alle spalle. Vive solo, circondato dalla natura che riesce a nascondere questa solitudine. Così, nel giorno del suo compleanno, il 23 Marzo, siamo andati a fargli visita, per cercare di capire qualcosa in più delle due canzoni, della sua musica e della sua vita.

Sembra felice della nostra visita, quasi non se l’aspettasse.

Prima di tutto auguri, siamo felici di averla potuta incontrare.”

“Grazie mille, è una bella giornata, anche se divento più vecchio.”

Una volta ha ricevuto una lettera da una sua fan che diceva di non capire niente delle sue canzoni e che le piacevano proprio per questo, è vero?”

“È vero e ne sono stato molto contento. Era il 1980, una ragazza di quindici anni mi aveva scritto dicendo che non le fregava niente di quello che dicevo, che comunque le piaceva da pazzi. Per me questo è il massimo, anzi, se delle mie canzoni si capisse tutto sarebbe un vero problema, sarebbero canzoni limitate, che non ti insegnano niente. Una volta ho scritto “shivaismo tantrico di stile dionisiaco”, tu sai cosa significa?”

No.”

Battiato è molto soddisfatto di sentirsi dare questa risposta. “E quindi ti insegna qualcosa che prima non sapevi.”

Però la canzone deve anche piacere, come fa a rendere piacevoli argomenti che in altri contesti non interessano le persone?”

“Questa è una delle parti più difficili, ma quando una canzone è bella, cioè è interessante, riesco a sentirlo. C’è un feeling fra me e la canzone. Spesso mi è capitato di mettere parole del tutto scollegate che però condividono un legame sottilissimo. Cerco di far esprimere il mio animo e quindi non mi metto a scrivere un testo chiaramente comprensibile, perché quel legame per essere autentico deve venirti in automatico, per istinto. Poi ci sarebbe la parte musicale, che serve ad “aiutarci” a vedere il filo conduttore che collega le parole.”

Cioè, ci sta dicendo che mette le parole a caso?”

“Sì, cioè, non del tutto a caso. Seguo il mio caso, che solo in apparenza è casuale, ma in fondo ha quel legame di cui parlavamo prima.”

Ecco, qui uno si perde, però come ha detto lei “a me non interessa sentirmi intelligente ascoltando dei cretini che parlano…preferisco sentirmi cretino ascoltando una persona eccelsa che parla.”

Battiato, sentendosi citare, scoppia a ridere. “Questa intervista sta diventando come una canzone.”

Ma lei, al di fuori del suo lavoro, ascolta musica? E cosa pensa della musica di oggi?”

Ed ecco che riprende la sua tipica serietà.

“In realtà non ascolto molto la musica. Quelle poche volte che mi capita, sento musica classica: riesco a sentire l’armonia che i grandi del passato volevano trasmettere. Riguardo la musica di oggi, mi è capitato di vedere in televisione un cantante. Gli avevano chiesto in quanto tempo scrive i testi delle sue canzoni, lui aveva risposto: “in 2 minuti”. Io, dall’altra parte delle schermo, ho risposto: “si vede!”. Il fatto è che in una canzone ogni parola ha un suo perché e una sua armonia che nella musica di oggi si stanno perdendo.”

Dicendo “i grandi del passato”, chissà se si rende conto di essere considerato uno di loro.

Oltre alla musica lei si dedica anche a tante altre forme d’arte: pittura, composizione, regia…c’è qualcosa che accomuna tutte queste attività?”

“Sì certo. Sono arti universali, cioè comprensibili da tutti. Ad esempio ora stiamo parlando in italiano e quindi capirà solo chi conosce l’italiano. Per capire un dipinto basta avere gli occhi ed essere umani. Queste attività sono un modo per coltivare la mia umanità e ricordarmi che c’è un legame fra tutti gli uomini.”

Proprio come il legame fra le parole di una canzone?”

“Esatto, le parole di una mia canzone sono come le persone, sembrano così diverse e poi scopri che sono tutte parti di un insieme più grande. Che poi queste arti universali sono le uniche che la scuola non insegna dignitosamente. A che serve sapere la matematica o la storia se poi non sai vedere che “le panchine sono piene di gente che sta male”?”

Up patriots to arms?”

“Mi sono citato da solo.”

Si riesce a leggere lo stupore nei suoi occhi, non credeva ce ne accorgessimo.

Che poi, riguardo questo, lei è stato anche in politica, assessore in Sicilia.”

“La mia esperienza da politico è stata breve, anche perché i politici sono gli unici migliori di me a non farsi capire quando parlano”, risponde divertito, “non so se lo fanno apposta.”

Per concludere, le chiedo un consiglio per tutte le persone che stanno leggendo.”

“Posso citarmi un’altra volta? Cercate di non sentirvi intelligenti ascoltando dei cretini che parlano…sentitevi cretini ascoltando una persona eccelsa che parla.”

E in fondo è proprio così che ci sentiamo noi in sua presenza, in presenza di una persona sicuramente eccelsa.

Camilla Maria Andrisani – Pierfranco Maria Di Zio – Martina Esposito – Stefano Re

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