E’ il sette volte campione del mondo: Lewis Hamilton. Nato nel 1985 a Londra, da una famiglia mista, madre inglese e padre caraibico, è il primo pilota di colore nella storia della F1. E’ tra i più giovani vincitori di un campionato mondiale di F1 nella storia. Appassionato di quattro ruote fin da piccolo, grazie a suo padre Anthony, riesce ad ottenere il suo primo go kart e partecipa al gran premio. Dopo aver dominato nelle categorie minori, il general manager della McLaren, Ron Dennis, contatta il giovane Lewis con la promessa di fargli guidare la sua nuova monoposto. Il pilota mantiene le aspettative, vincendo cinque gran premi nell’anno d’esordio e ottenendo il suo primo mondiale nel 2008. Adesso Lewis è sette volte campione, oltre ad essere il pilota più vincente di sempre, riuscendo a diventare un’icona non solo nel mondo automobilistico, ma anche in ambito sociale: infatti, è schierato apertamente a favore dei diritti dei neri, degli omosessuali e delle donne.

Appena arrivato, Lewis sfoggia una felpa Tommy Hilfiger, brand con cui lo stesso pilota ha collaborato, creando delle collezioni di grande successo. Il ragazzo sembra molto radioso, reduce dal suo ultimo successo nella pista di casa di Silverstone.

-Buongiorno Lewis, da tuo fan sono onorato di conoscerti. Vorrei subito chiederti come ci si sente ad essere il pilota più vincente di sempre
-Piacere mio. Ottenere novantacinque vittorie è una sensazione fantastica, non avrei mai immaginato di poter raggiungere il record di Michael Schumacher. Ho grande rispetto ed ammirazione per lui e da ragazzino avevo solo il desiderio di conoscerlo e, anche se l’ho battuto, rimarrà sempre il più grande.

-I piloti passati ti criticano, affermando che guidi auto dove l’importanza del pilota è marginale. Cosa ne pensi a riguardo?
-Credo che i piloti del passato siano incredibili: hanno fatto cose irripetibili, prendendosi dei grandi rischi. Sì, è vero: le auto attuali sono assistite da molta elettronica, ma l’obiettivo attuale è garantire spettacolo nel pieno della sicurezza.

-Qual è la tua vittoria più bella?
-Sarebbe scontato dire la prima… Quella che preferisco è quella in Corea, nel 2008. Ho vinto dando un giro di stacco ai miei avversari sotto il bagnato, qualcosa di difficilmente replicabile.

-Credi di essere migliorato nel tempo?
-La vita è un continuo migliorarsi. Lavoro ogni giorno per essere sempre migliore rispetto al giorno prima. Attualmente i giovani piloti sono velocissimi ed è grazie a loro se ogni giorno sono stimolato a fare meglio.

-Se dovessi guidare in un’altra epoca, con quale macchina e che rivale vorresti contro?
-Come già detto in altre interviste, la mia fonte di ispirazione è Ayrton Senna, il talento più cristallino di ogni epoca: lottare con lui con la McLaren del 1988 sarebbe uno dei miei più grandi sogni

-Adesso parliamo un po’ del Lewis del passato. Sappiamo quanti sacrifici hanno fatto i tuoi genitori: quanto devi a loro?
-Se sono diventato ciò che sono è merito di mio padre. Svolgeva quattro lavori per permettermi di gareggiare ed ogni vittoria, ogni pole position o giro veloce è dedicato a lui ed al suo grande sforzo.

-Per concludere, come vedi Lewis Hamilton tra 10 anni?
-Non mi capita mai di pensare al futuro, vivo la vita ogni giorno intensamente. Se dovessi risponderti, sicuramente con una famiglia. Spero di riuscire a realizzare il mio sogno di creare una Onlus che protegga gli animali in via di estinzione e soprattutto mi piacerebbe entrare in politica per poter garantire una società con dei valori.

Vittorio Aceto

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