È stato chiesto ad una studentessa minorenne, ad una cassiera di un supermercato e ad un ragazzo da poco maggiorenne di Pescara cosa ne pensano della vendita illegale dell’alcool ai minorenni nei locali. È emerso che molte regole non vengono rispettate e persino ragazzini di 14/15 anni riescono a procurarsi delle bevande alcoliche, che in teoria sono illegali fino alla maggiore età. Questo, ovviamente, avviene a causa sia della mancanza di buon senso dei ragazzini, sia dei venditori che preferiscono guadagnare qualche euro in più che rispettare la legge. La prima intervistata è una studentessa di nome Matilde. Grazie al suo intervento si è fatta chiarezza riguardo gli espedienti utilizzati dai giovani riguardo l’argomento preso in esame. Il primo “escamotage” che è stato svelato riguarda i documenti. È risaputo che al giorno d’oggi la tecnologia soddisfa ogni desiderio; basta, difatti, un’applicazione, nota a tutti con il nome Photoshop, per cambiare la data di nascita sulla propria carta di identità. Nei locali, inoltre, i barman si accontentano di una semplice foto, non chiedendo il documento vero e proprio. Questo è un gran vantaggio per i ragazzi. È venuto fuori che ci sono dei minimarket gestiti da extracomunitari, che molte volte, a causa delle loro difficoltà economiche, non esitano a vendere sostanze alcoliche ai minorenni. Sempre per merito di questa ragazza si è venuti a conoscenza del fatto che una gran quantità di adolescenti, a volte persino dodicenni, vadano in giro brilli e ubriachi il sabato sera, ma in tempi di Covid ciò accade addirittura alle cinque di pomeriggio. Il livello di degrado è tale che è presente una via nota per la presenza di ragazzi ubriachi il sabato sera: Via Piave. Questo luogo è pieno di winebar che forniscono alcool e numerosi giovani ne abusano, sentendosi male e creando situazioni poco gradevoli. Un altro problema venuto a galla da questa indagine sono gli incoscienti che guidano dopo aver bevuto con gli amici. Riassumendo tutto ciò si è compreso che da molti ragazzi non viene dato il giusto peso a queste sostanze, che vengono viste come un modo per divertirsi e per integrarsi all’interno dei gruppi. Oggigiorno non essere sobri e sballarsi, purtroppo, sono sinonimi di spasso.
Le ulteriori domande sono state poste ad una cassiera di un supermercato, poiché ci è giunta voce che anche in questi luoghi viene venduto dell’alcool ai minori. La signora ha affermato che è quasi del tutto certa di non aver mai venduto alcool ai dei minorenni e ha cercato di smentire queste dicerie. Ha ribadito più volte, inoltre, che non richiede il documento nel momento della vendita poiché molti ragazzi dimostrano effettivamente di essere maggiorenni e perciò non vengono poste domande. Crede che talvolta i ragazzi mandino gli amici più grandi al supermercato per procurare loro l’alcool.

Ovviamente questa affermazione non è condivisibile, in quanto, nel momento in cui si hanno dei dubbi, sarebbe necessario chiedere il documento. In questi casi influisce anche il fattore economico; d’altro canto, spesso e volentieri, il primo pensiero è il guadagno e non il rispetto delle leggi. Alla cassiera, infatti, è sfuggita una parola di troppo: è venuto a galla il fatto che alcuni suoi conoscenti chiudano un occhio, in quanto il costo dell’alcool è abbastanza elevato e ne traggono vantaggio. Ci ha riferito, inoltre, che spesso le è capitato di vedere alla cassa ragazzi piccoli che cercavano di comprare degli alcolici, di conseguenza ha richiesto dei documenti, che ovviamente i diretti interessati non possedevano. Quindi siamo giunti alla conclusione che anche in questo caso alcuni adulti non sono affidabili.
Per finire, riporteremo l’opinione di un ragazzo di circa 20 anni, che è totalmente differente dalla prima ragazza. E’ apparso come un ragazzo quasi indifferente a questa tematica, in quanto mette al primo posto il divertimento. Ci ha raccontato la sua esperienza personale per quanto concerne i suoi tentativi nel procurarsi l’alcool: già in età adolescenziale, era solito a festeggiare facendo uso di bevande proibite.
Ha dichiarato che lui era uno dei tanti ragazzi che si recavano nei supermercati e nei minimarket (di fiducia), poiché dimostrava più anni di quelli che realmente aveva. Pensa ancora, inoltre, che non sia un grave problema e che anzi è normale che a questa età si debbano avere determinate esperienze. Con un tono abbastanza superficiale, ha affermato che secondo lui i venditori debbano chiudere un occhio e ha espresso il suo disaccordo nei confronti della vendita di questi prodotti riservata ai maggiorenni, sostenendo che dai 16 anni in su dovrebbe essere legale. Da ciò si evince che le informazioni fornite da Matilde sono valide e che molti ragazzi sono alquanto imprudenti.

Diletta Gherardi e Martina Quercia

Di admin